Mostre
20/10/2010
Kiluanji Kia Henda Self-Portrait As a White Man
Categoria: Mostredal 22 ottobre al 4 dicembre 2010
Inaugurazione 22 ottobre 2010 ore 19.30
dal 22 ottobre al 4 dicembre 2010
dal martedì al sabato ore 11 - 14 / 16 - 20
La Galleria Fonti presenta la seconda personale del fotografo angolano Kiluanji Kia Henda.
La mostra propone un progetto sviluppato dall’artista tra Venezia e Luanda all’interno del programma di residenze internazionali Art Enclosures promosso e realizzato dalla Fondazione Venezia ed organizzato in collaborazione con Polymnia e la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia
Kiluanji Kia Henda concentra la propria ricerca sulla complessa vicenda postcoloniale dell’Angola contemporanea che, sin dall’anno dell’indipendenza politica dal Portogallo (1975), venne contesa per le sue risorse petrolifere dalle superpotenze mondiali nel corso della Guerra Fredda e immediatamente schiacciata da una pesante guerra civile (1975-2002). Il perenne conflitto tra la storia dell'umanità e l'attuale stato in cui si ritrovano le diverse società del mondo contemporaneo è dunque un tema centrale su cui riflette Kia Henda. Nei suoi lavori l'artista si impegna a rimettere in discussione la finzione generata dalle ideologie connesse alla nascita delle nazioni europee e dalle politiche razziali nei confronti dei “mori”, che hanno massivamente imposto il modello coloniale europeo estesosi in ogni angolo del globo, contribuendo così anche alla creazione di un'estetica ibrida, in cui la cultura tribale è deformata dall'immaginario della cultura di massa. É sullo sfondo di queste osservazioni che vanno visti i lavori realizzati da Kia Henda durante il soggiorno veneziano.
Nel lavoro The Great Italian Nude, per esempio, l'artista, ispirandosi alla pittura tradizionale e alla rappresentazione dell'altro, riflette sull'idea del nudo maschile di colore, che nella storia dell'arte occidentale non è stato quasi mai rappresentato. Raffigurato in una posa classica, il soggetto di Kia Henda richiama immediatamente alla mente la famosissima Olympia di Édouard Manet che, quando fu esposta al Salon di Parigi nel 1865, venne accusata di immoralità perché proponeva per la prima volta il nudo femminile nella figura di una prostituta sul posto di lavoro. Oltre ad essere ironicamente provocatorio, il lavoro di Henda sollecita qui una riflessione sull'arte come documento storico.
The Merchant of Venice rende omaggio all’opera teatrale di William Shakespeare ambientata nella Venezia del tardo Cinquecento. Il soggetto fotografato negli spazi interni dell'Istituto Veneto per le Scienze, Lettere ed Arti, è un musicista senegalese che, per sopravvivere, anche a costo di cedere “una libbra di carne”, così come tanti altri immigrati, è costretto ad accettare, di giorno in giorno, nuovi mestieri.
Il tema del profondo isolamento dell'essere umano attraversa gli autoritratti Self-Portrait as White Man e l'opera video Fluxus, dove osserviamo un uomo di colore che, in preda ad una corsa vertiginosa tra le calli veneziane e quelle della capitale dell’Angola, è intento a spogliarsi della propria apparenza per poi sparire definitivamente nel mare. Questa scomparsa sembra il presagio di un'ineluttabile verità. Ad accompagnare questa sensazione il sonoro, appositamente realizzato per questo video dal musicista Emanuele Wiltsch Barberio, dove udiamo una commistione di campionamenti di musica sacra cristiana e di ritmi ciclici animisti, tipici dell'Angola.
Mara Ambrozic (Independent curator / Art Enclosures Curatorship)
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