Mostre
28/03/2011
Buenos Aires cafe - Una video galleria fotografica
Categoria: Mostreon line
Immagini di Lucia Baldini, testi Michela Fregona
http://www.youtube.com/watch?v=Gtt_jeSkZgs
Buenos Aires Café
In cinquecento anni di vita, Buenos Aires non si è fatta mancare nulla: non una ma due fondazioni, la prima metropolitana del Sud America, uno dei teatri più grandi del mondo, svariate crisi e immancabili rinascite, fragorosi crack e spregiudicate vasche da bagno in oro. Più di duemila chilometri la dividono da qualsiasi altra forma urbana, un Oceano intero la separa dal Vecchio Continente, eppure la città non sembra aver mai patito la solitudine. Anzi: Buenos Aires attira, placidamente e spezzando ogni resistenza, come un vecchio magnete. Pirandello, Lorca, Delibes, Rubinstein: l’elenco di quelli che hanno voluto visitarla è infinito e autorevole. Borges, Sábato, Soriano, Fernández: altrettanto cospicua è la lista di chi ne ha parlato, o ha provato a farlo.
Perchè, appena si arriva a Buenos Aires, non ci si può non rendere conto che quei centoquarantaquattro isolati in cui è divisa non sono altro che un’illusione.
E’ ortogonale la città, certo: divisa in un reticolo meticoloso, con le vie perpendicolari. Per questo si può anche credere di poterla contenere tutta, come un oggetto logico. Ma a Buenos Aires le cose non sono mai quello che sembrano: la città stessa ha cannibalizzato le immagini di tutte le altre città. Assomiglia a Parigi, potrebbe essere Sidney, ha un cielo italiano, monumenti che fanno pensare al Messico o a qualche paese della Spagna. Perfino il Giappone ha la sua illusione: un parco con lago, carpe e bancarelle di fritto che sembra proprio Tokyo.
Andare lungo le strade di Buenos Aires è come entrare nelle vene di una creatura viva, che continua a mutare, a crescere, a invecchiare e a inventarsi di nuovo.
Lucia Baldini e Michela Fregona hanno raccolto l’invito. E, munite di macchina fotografica e di taccuino, sono entrate nell’insonnia della città: per incontrarne umanità, sogni, epiche di quartiere, personaggi, disperazioni, strategie di sopravvivenza, fantasie.
Il tango c’è, naturalmente. E non potrebbe non esserci. Ma partecipa anche lui, da protagonista, al gioco delle illusioni: più se ne parla, più si ritrae dietro le rughe di un vecchio cantante. Mostra qualche sbrecciatura, non più la freschezza di un tempo. E’ tango quello di cui la città parla, in ogni istante, a qualsiasi ora, in infinite varianti di tacchi a spillo. O forse è altro: diverso, sfuggente, raro. Più presente anche soltanto in un cielo, incorniciato da una balaustra.
In un viaggio che è anche un viaggio interiore, personale, vissuto, un diario a quattro mani: nella capitale fisica e metafisica dell’illusione.
Buenos Aires cafe è pubblicato dalla Postcart Edizioni http://www.postcart.com
